TUTELA E SALUTE

martedì 20 luglio 2010

FACENDO COME LE IENE, ABBIAMO RIPRESO E FATTO IN PARALLELO LE STESSE DOMANDE A DONATO GRECO, DA IL MATTINO DEL 18 LUGLIO ANCHE AD ANTONIO MARFELLA



ECCO IL RISULTATO.

di Gennaro Esposito*












Chi è Donato Greco?
Il professore Donato Greco, consulente dell’Istituto Superiore di Sanità, tra i più autorevoli esperti di prevenzione ed epidemiologia, già direttore del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, è prudente nel ratificare la stretta correlazione tra l’incremento di tumori e la presenza di rifiuti «intombati» nel Casertano. Specializzato in malattie infettive e tropicali, igiene e medicina preventiva e statistica sanitaria, per anni si è formato all’estero, da Londra, ad Atlanta, da Mosca a Ginevra. Già assistente nel reparto di Malattie Infettive del Cotugno è stato dirigente di Ricerca presso il Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’anno dell’emergenza rifiuti a Napoli ha collaborato col commissario straordinario De Gennaro.

Chi è Antonio Marfella?
Il dottor Antonio Marfella, Dirigente Responsabile della SSD di Farmacoeconomia dell’IRCCS Fondazione Sen G Pascale, gia’ Direttore (oggi non piu’) della SC di Patologia Clinica del medesimo Istituto, componente del Direttivo Regionale della Associazione ISDE MEDICI PER AMBIENTE DELLA REGIONE CAMPANIA , componente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Napoli e della Arcidiocesi di Napoli, è stato il piu’ giovane tossicologo di Italia nel 1986. Già Professore a contratto di Immunofarmacologia presso la SUN. è Specialista anche in Oncologia, Dermatologia e Venereologia e Igiene e Medicina Preventiva. Ha fatto parte con il Prof Donato Greco ed il Prof Giuseppe Comella della Commissione Regionale per l’emergenza rifiuti nel 2008 trovandosi spesso in posizioni completamente dissonanti dal Prof Greco.

prima DOMANDA: Professore, da un dossier nelle mani della magistratura di Santa Maria Capua Vetere si deduce che l'incremento di tumori nel Casertano è riconducibile allo smaltimento illecito di rifiuti che, per anni, le aziende consorziate spesso in odore di camorra, hanno «intombato» nei terreni dell'agro Aversano e del litorale Domizio. Lei ritiene che questa correlazione abbia fondamenti concreti?

DONATO GRECO: «Innanzitutto voglio precisare che una cosa è il rapporto scientifico, un’altra il linguaggio giornalistico. Sicuramente in una certa area del Casertano l’incidenza di alcuni tumori è più elevata che altrove. In particolare il tumore del fegato e del polmone. Ma questo è in gran parte giustificato dall’elevatissima incidenza passata di epatite b. In provincia di Caserta, infatti, c’è la più alta incidenza d’Europa di epatite b che, in grossa percentuale, porta al tumore del fegato».

ANTONIO MARFELLA :” La mia vita e la mia carriera sono state completamente stravolte da quando ho iniziato a girare per i territori della Campania a partire dal marzo del 2006 e ho potuto vedere di persona il tragico strazio dello sversamento di quantita’ inimmaginabili di veleni e rifiuti tossici nel nostro territorio. Un tale avvelenamento non puo’ non avere un impatto devastante sulla salute pubblica sia pure diluito nel tempo ed ora sono passati ben oltre i venti anni! Noi siamo cio’ che respiriamo, beviamo e mangiamo. Ad esempio siamo gia’ ad oltre il 300% di incidenza in piu’ del cancro del fegato in Campania con picchi eccezionali nell’acerrano e nel casertano ma cio’ che molti esperti omettono di dire è’ che circa il 30% di questo 300% non e’ sieropositivo ne’ per epatite b ne’ per epatite c. Quindi oltre il virus è certo che c’e’ ben altro in Campania nella patogenesi del cancro del fegato. Inoltre, i dati piu’ recenti indicano che mentre l’incidenza della sieropositivita’ ai virus a,b, e c tende a diminuire , l’incidenza del cancro al fegato tende ad aumentare. E allora? Quanti decenni e quante migliaia di cancri evitabili (con un forte controllo del territorio) dobbiamo attendere per prendere iniziative forti per contrastare questo fenomeno prima di essere certi che non ci sia solo il virus? E sia ben chiaro che non esiste una verità scientifica ed una giornalistica: esiste la VERITA’ e se per essa qualcuno deve pagare, sono ben lieto di farlo io se serve. Ho scelto di fare il Medico nella scia dell’inarrivabile esempio di Giuseppe Moscati.“

seconda DOMANDA: E il tumore al polmone?

DONATO GRECO : «L’alta incidenza del tumore al polmone, invece, è legata all’altissima presenza di fumatori. In provincia di Caserta è la più alta d’Italia. Inoltre si registra in quell’area un eccesso di mortalità per cause cardiovascolari che sappiamo bene è legata all’alimentazione e alla sedentarietà: le donne casertane sono tra le più obese del Paese».

ANTONIO MARFELLA: “ Come pubblicato dal Prof Greco nel volume sul trattamento dei rifiuti presentato anche come memoria difensiva alla Corte di Giustizia europea, che però nel marzo scorso ci ha condannati anche per “insufficienza dei dati sanitari presentati”, appare una percentuale di fumatori in Italia del 32 % e in Campania del 34%. Ma, solo a Napoli ogni giorno (dati Società Italiana Chirurgia toracica anno 2009) compaiono circa 9 nuovi casi di tumore al polmone di cui 3 in non fumatori (!) e i dati dell’unico registro tumori regionale parlano di un eccesso di circa il 30% di cancri al polmone rispetto alla medica nazionale, di cui pero’ sino ad un terzo in NON fumatori! Anche qui la sola responsabilità del singolo fumatore incallito non regge ad una corretta analisi dei dati. Almeno per il fumo passivo ed indoor. C’e’ anche ben altro in Campania con persino rifiuti radioattivi intombati! E per quanto riguarda il rapporto anche con l’obesità, sia nelle donne che nei bambini, il record anche qui nazionale che deteniamo non è spiegabile da solo con il semplice stile di vita individuale. Numerosi e recenti studi americani parlano ormai esplicitamente e identificano persino i sottotipi dei policlorobifenili (PCB diossino simili) responsabili dell’eccesso di incidenza mondiale di diabete ed obesità! Certo, un problema mondiale, ma in Campania, come ormai confessato dal pentito Vassallo, ci hanno spalmato nei terreni tutti i PCB italiani da smaltire in BEN altro modo !”

terza DOMANDA: Insomma non si sente di ammettere che la presenza di un certo tipo di malattie dipenda dai rifiuti intombati?

DONATO GRECO: «Nel mondo scientifico non abbiamo ancora una chiara eziologia per certi tumori. Comunque di certo non possiamo escludere un eventuale ruolo dell’inquinamento ambientale nell’acuirsi di certe malattie. Non è un’ipotesi solo napoletana ma un discorso mondiale. In Campania abbiamo la fortuna di avere tre registri di tumori, vale a dire tre gruppi che registrano sistematicamente i casi di neoplasie. Ebbene queste ricerche non hanno registrato eccesso di linfomi e leucemie negli ultimi dieci anni».

ANTONIO MARFELLA :” E’ormai da tempo accertato che i tumori hanno una eziopatogenesi multifattoriale e che nascono allorquando non riusciamo piu’ a rispondere con efficacia ad una autentica LAPIDAZIONE quotidiana di cancerogeni che oggi sono in eccesso nell’ambiente in tutto il mondo, ma evidentemente in certe zone della Campania come Napoli nord e Caserta ormai subiamo veramente una autentica lapidazione mortale! Il “peso” dell’ambiente in questa patogenesi era non piu’ del 5% qualche decennio fa quando in Campania la vita media era nella media nazionale. Ora ogni cittadino della Regione Campania (dati ISTAT 2008) ha una aspettativa di vita alla nascita inferiore di ben due anni rispetto a qualunque altro cittadino di Italia sia del nord che del sud e il disastro ambientale di Napoli Nord e Caserta ha un peso significativo. Per certe cose invece siamo in media nazionale, come per esempio la mancanza di eccessi di linfomi e leucemie. Non viene detto pero’ (dati AIRTUM 2009) che l’intera Italia è ben oltre il doppio di incidenza dei tumori infantili (ivi incluso linfomi e leucemie) costituendo un autentico record negativo europeo e mondiale! In questo terrificante record mondiale italiano, con cifre da genocidio, la Campania non fa anche il suo personalissimo record! Esistono pero’ anche altri tumori , di cui si parla poco anche perche’ hanno numeri piccoli ma che hanno un altissimo valore di “marker” di danno ambientale come i tumori della vescica, della tiroide e del cervello. Ebbene, non si dice che anche per questi tumori siamo ben oltre la media nazionale in Campania ! In quanto ai Registri Tumori essi devono essere su base Provinciale e non esiste nessun Registro Tumori Provinciale a Napoli e Caserta pur avendo noi come Assise di Palazzo Marigliano, come Medici per Ambiente , come Medici del Pascale (Marfella e Comella) fatto tale richiesta in via formale sin dal 2006! L’unico registro dei tumori su base regionale (ASL NA4) obbligatoriamente sottostima i dati a Napoli e Caserta e ha enormi difficoltà economiche, il registro tumori di Salerno sta chiudendo per mancanza di fondi e il registro tumori mesotelioma, cui credo il prof Greco pure faccia riferimento, ha ricevuto milioni di euro di finanziamento ma sinora non mi risulta abbia prodotto dati significativi. Forse anche perchè il suo Responsabile era anche impegnatissimo come Commissario alle Bonifiche (mai partite!) e anche come Direttore dell’ARPAC in quanto uomo di fiducia di Bassolino. Ma essere contemporaneamente Responsabile registro tumori mesotelioma (genesi ambientale o professionale in Campania?) e Direttore ARPAC non palesava un potenziale conflitto di interesse nella lettura dei dati? Ai posteri (e speriamo anche a Caldoro …..) l’ardua sentenza! ”

quarta DOMANDA: Dal dossier emerge anche che alcune malformazioni alla nascita nel Casertano sarebbero superiori dell’80 per cento rispetto alla media regionale:

DONATO GRECO: «Anche questo è possibile. Ma anche in questo caso l’ipotesi iniziale è da provare. Comunque, ripeto, bisogna fare una distinzione tra linguaggio scientifico e linguaggio giornalistico. Il primo è fatto di certezze. Concludendo: il messaggio da consegnare è che la gestione criminale dei rifiuti industriali e domestici va severamente controllata. Una buona gestione non farà male a nessuno. D’altra parte non è un caso che certe nefandezze, dal punto di vista dello smaltimento dei rifiuti, si siano verificate in aree con altissimo livello di criminalità, analfabetismo culturale, assenza di scolarizzazione».

ANTONIO MARFELLA: “ Parlare di malformazioni neonatali è certamente terribile ed il solo sospetto imporrebbe ben altro intervento sia sanitario che politico sul territorio. Nella mia famiglia io vivo la “condanna a vita” della seconda figlia di mia sorella, nata a Napoli e residente poi a Caserta, che è affetta da una grave sindrome autistica. L’autismo , specie a Napoli e Caserta, si sta diffondendo a macchia d’olio eppure non rientra nelle fredde caselle dei numeri epidemiologici come malformazione , ma come “patologia psichiatrica”. Il lavoro dell’ISS certifica, sia pure con numeri piccoli, l’eccesso di malformazioni in adiacenza delle discariche tossiche. Non si deve certo piu’ e da tempo discutere sul dato, si deve provvedere per evitare che cresca o che assuma altre forme come l’autismo! La mia esperienza fatta in trincea e non dietro un computer in questi anni mi fa sperare che persino tra i camorristi si stia diffondendo la consapevolezza o almeno il dubbio di avere avvelenato anche se stessi e le proprie famiglie con il turpe commercio dei rifiuti tossici. Eppure, non vedo la stessa consapevolezza ed umiltà tra coloro che dovevano provvedere a fare controlli che non sono stati fatti ed informazione ed allarme (non allarmismo) che non è stato dato correttamente a tutti i cittadini, che cosi’ non si sono difesi! Abbiamo aperto le porte al genocidio dei rifiuti tossici senza neanche combattere adeguatamente (vedi gestione ARPAC) . Pur avendo contribuito a fare condannare dei camorristi in un processo di ecomafia, al termine della mia testimonianza delle persone sconosciute vennero da me e mi dissero : “Grazie! Noi non stavamo comprendendo cosa stavamo facendo!” Non solo le Istituzioni non mi hanno certo ringraziato per il giusto allarme (non allarmismo come ormai ampiamente confermato) cha andava dato non da me ma da loro, ma ho la vaga sensazione che sarà più facile che un camorrista assassino si penta e attraversando la cruna di un ago e pagando con le giuste confessioni quanto dovuto riesca persino a entrare nel Regno dei Cieli rispetto a quanto capiterà a tantissimi “ricchi” (in quanto pagatissimi ) “consulenti” della Regione Campania di epoca bassoliniana, che non hanno mai voluto vedere ciò che era sotto gli occhi di tutti, ma attendevano solo le certezze scientifiche, perfettamente consapevoli che per raggiungerle, specie tenendo i dati ben chiusi nei cassetti, occorreva quel tot numero di anni utile per buttare poi tutta la colpa e le responsabilità sui governi regionali che si sarebbero succeduti. Chi ha orecchie per intendere intenda, specie il Governatore Caldoro! ” .

martedì 25 maggio 2010

QUANDO IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI

Credo che ognuno di noi, sin dalla piu’ tenera età, sia a conoscenza dell’antichissimo proverbio di saggezza popolare “IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI”.
La storia controversa, piena di illegalità, bugie e falsità, del MAXIINCENERITORE di Acerra, costruito per bruciare di tutto e di piu’, e cioe’ anche i rifiuti speciali e tossici, che 2000 tonnellate al giorno di “tal quale tritovagliato” di fatto consentirebbe, e che riempiono tutte le pericolosissime e false “ecoballe” di Taverna del Re , oggi ci permette di aggiornare il proverbio con il piu’ efficace:
“IL DIAVOLO FA GLI INCENERITORI MA NON LE GRIGLIE E LE CAMERE DI COMBUSTIONE”
Quando per la prima volta mi recai ad Acerra, alla presenza del Vescovo Rinaldi, che , in data 26 marzo 2009, si è comportato con coerenza e dignità nei confronti della Politica al momento della inaugurazione dell’impianto che inquina “come tre automobili di media cilindrata”, ricordo che avevo portato con me la diapositiva , firmata Paul Connett , con la didascalia :
“DIO RICICLA, IL DIAVOLO BRUCIA” .



Con gentilezza e discrezione, nel corso della conferenza, il Vescovo sottovoce mi dice :”Guardi dottore che quella affermazione non è del Prof Connett, ma è mia di vari anni fa, poi ripresa dal Prof Connett!”
Scusandomi per l’inconsapevole errata attribuzione , lanciai in quella sede invece la metafora del “IL GIUDIZIO UNIVERSALE DI MICHELANGELO COME METAFORA DEL CORRETTO CICLO INTEGRATO DEI RIFIUTI”, dove, senza l’integralismo manicheo di chi crede di possedere la Verità, facevo notare come, con una notevole distribuzione di posti di lavoro (Un Angelo Custode a testa), e senza dimenticare gli indispensabili impianti di compostaggio per il 30% di “rifiuto umido” (IL PURGATORIO), il nostro Creatore, nel recuperare , salvare e riciclare tutte le nostre anime, ci ha imposto un obbligo: cercare di fare “sparire” l’INFERNO (degli inceneritori) ma , in assenza di un perfetto comportamento morale dei cristiani (e dei consumatori) , cercare quanto meno di mantenerlo IL PIU’ PICCOLO POSSIBILE!
Perche’ in tutta Europa (dati EMEA 2008) la portata media degli inceneritori non supera le 400 tonnellate al giorno di materiale perfetto per la combustione mentre invece da noi, e solo tra Napoli ed Acerra, si prevede di costruirne due dalla portata complessiva non inferiore alle tremila tonnellate al giorno, pari a quella di tutti e 9 gli inceneritori che servono la intera Austria (quindi 9 volte piu’ grandi del sempre citato, a sproposito, “inceneritore di Vienna”?), e che è sostanzialmente equivalente alla intera produzione quotidiana di rifiuti solidi urbani della intera Provincia di Napoli ?
Ufficialmente per bruciare anche i 6 milioni di tonnellate di false eco balle, in realtà ed in Verità, per garantire smaltimento anche ad una quota parte dei rifiuti speciali persino extraregionali , tipo la quota eccedente (che non riusciamo a riciclare) degli oltre 250mila tonnellate/anno di Pneumatici che importiamo legalmente in Regione Campania.



Ma , come si diceva , IL DIAVOLO FA GLI INCENERITORI MA NON LE GRIGLIE e le CAMERE DI COMBUSTIONE!
Avere permesso, e continuare a permettere, che una serie mai ben definita di rifiuti speciali e tossici di ogni tipo “rimpinzasse” le eco balle per garantire il massimo profitto dalla TRUFFA DEI CIP 6, ha creato delle autentiche “pillole di veleno” per qualunque impianto , tipo quello di Acerra, che si ponga come maxiinceneritore di tutto il “tal quale” si voglia.
Di fatto quindi, cercando di bruciare le false “eco balle” piene di ogni tipo di rifiuto , urbano, speciale, tossico/nocivo, sia ad alte che a medie che a basse temperature, si creano situazioni non controllabili di scorretta combustione che portano inevitabilmente ad una sola concentrica conseguenza: il danno alle griglie o alle camere di combustione.
Nessuno puo’ infatti pensare che “bruciare” ogni tipo di sostanza chimica, dagli acidi ai solventi (come mostrato dalla Merkeys) che da decenni finiscono nei nostri rifiuti solidi urbani, nelle nostre discariche cosi come nelle nostre false eco balle , non lasci conseguenze persino alle altissime temperature che (affermano i tecnici ma a me, come ai comitati, non risulta, altrimenti non avremmo i ben evidenti fumi e chiari sforamenti) si realizzano nell’impianto di Acerra.
L’avidità, con la truffa dei CIP6, è la spinta piu’ nefasta del Demone Mammona che ha fatto immaginare, finanziare e realizzare uno degli “aborti” tecnologici piu’ evidenti del nostro secolo appena passato, quello della illusione dell’inferno degli inceneritori come soluzione al problema dei rifiuti.
E, come ogni cosa pensata e realizzata dal Demone del profitto e della avidità,sembra perfetta per la soluzione dei problemi, ma poi si traduce in un danno mortale per la stessa “pentola” infernale.
Come dimostrato da anni dalla Magistratura inquirente, le false eco balle contengono rifiuti tossici e nocivi e non solo materiale da combustione sia pure scorrettamente imballato.
Tentare di incenerire tutto quel materiale, che nel frattempo ha percolato ed avvelenato le rigogliose terre di Taverna del Re, di fatto non solo produce oggettivamente un inquinamento ben superiore alle “tre auto di media cilindrata”, ma soprattutto , come stanno finalmente accorgendosi i tecnici, danneggia irreversibilmente lo stesso impianto infernale.
Il destino dell’impianto di Acerra quindi è segnato sin dalla sua nascita, se si pensa di bruciare tutto il materiale indifferenziato (compreso quello speciale e tossico nocivo) che si è ormai accumulato e commisto ai rifiuti solidi urbani: IL DANNO PERMANENTE DELL’IMPIANTO!
Noi, un poco piu’ esperti di “munnezza” (e non per nostra scelta), possiamo solo ricordare le parole di San Giuseppe Moscati :
"Ama la verità, mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi.
E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala;
e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso
e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio."
Senza bisogno di impianti infernali e per salvare le nostre terre dalle discariche, oggi affacciatevi semplicemente ai vostri balconi e osservate come, da molti mesi ormai, i nostri ROM , in silenzio e “fuorilegge”, fanno la raccolta differenziata “a nero” , prelevando dai cassonetti sotto casa di ognuno di noi tutto il materiale ferroso e l’alluminio delle lattine (ben tremila euro a tonnellata) , come confermatomi dallo stesso Losa Presidente Asia.
Occorre semplicemente lanciare e incentivare precise e semplici regole di riduzione della produzione di rifiuti e raccolta differenziata PRIVATIZZATA E LIBERA , come a Napoli era regola ordinaria di vita sin dai tempi di Goethe, per arrivare in pochi giorni a percentuali elevatissime di raccolta differenziata a Napoli, in grado non solo di salvare le nostre discariche come Chiaiano e Terzigno, ma persino l’aborto infernale di Acerra.
A quel punto, e solo a quel punto, non sarà piu’ possibile infatti “nascondere” ed infiltrare i rifiuti speciali indifferenziati insieme ai rifiuti solidi urbani e a quel punto, e solo a quel punto, potremmo metterci a discutere e a litigare se è meglio l’inferno dei (piccoli) inceneritori o il Paradiso degli impianti a trattamento meccanico biologico “a freddo” e di riciclo totale come Vedelago.
Per ora viviamo in un Inferno che non vogliamo, per avidità , neanche confessare!
Napoli, li 23 maggio 2010

Dr Antonio Marfella
Tossicologo oncologo
Medico per Ambiente ISDE NAPOLI
Difensore civico Assise di Palazzo Marigliano



LA REPUBBLICA DEL 24 MAGGIO 2010
Il giallo dell´inceneritore

Ferma ad Acerra la linea 1, discariche allo stremo

ANTONIO CORBO
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Rifiuti, che estate sarà? «Difficile, molto difficile». Nessuno dice di più. Il pessimismo si diffonde nel nuovo circuito politico, tra Regione e Provincia. Si comincia ad Acerra. La linea 1 delle tre è ferma da aprile, stop fino a giugno. Ma i tecnici sgonfiano il giallo dell´inceneritore: «Non c´è da preoccuparsi». Allarmano invece i debiti. Bertolaso sembrava avesse risolto tutto. Ma ha dimenticato di chiudere i conti. Il governo lascia debiti per oltre 20 milioni. «Styr e discariche sono allo stremo».
E’ stato un tema elettorale vincente. Decisivo in Campania. Chiuse le urne, riappare l´emergenza. Il primo punto critico è Acerra (nella foto l´inceneritore). Il sindaco Esposito ha sospeso i rappresentanti dell´Osservatorio per attriti con Roma. Nella relazione dell´11 marzo c´è una traccia. «Si è verificata una anomalia di misura per un guasto dello strumento di misura». Si scopre che il certificato della Commissione di collaudo attende «documenti afferenti analisi richieste». Ma "Partenope Ambiente" assicura che «è corretto il funzionamento dell´impianto».
Due tecnici in rigoroso anonimato spiegano il guasto. Primo ingegnere: «Crepa all´interno della camera di combustione. Un errore nella camera refrattaria. Ma è frequente in impianti sollecitati ad alte temperature». Secondo ingegnere: «Niente di grave. Una perdita di acqua. Come se si fosse rotto un piccolo tubo». Era già prevista la manutenzione ordinaria, è diventata straordinaria. Irreperibile il dirigente Luca Buonomo di "A2A" per una versione ufficiale. Acerra brucia 1300 tonnellate e non 2000, i due terzi. Peggio le discariche. Chiaiano è gestita da "Ibi", presidente Daniela D´Amico. Società che attrezzò Savignano Irpino. «Siamo al 45 per cento», dicono a Chiaiano. C´è posto per i rifiuti di Napoli e Marano nei prossimi 15 mesi. Ma la crisi è economica. Il credito supera i 5 milioni. «Discarica aperta finchè regge la famiglia D´Amico», riferiscono i 50 dipendenti. La discarica da 150 mila tonnellate dovrà ingoiarne 850 mila. Opera in condizioni di sicurezza, con uno strato di terreno e disinfettante dopo ogni colata. «Non c´è cattivo odore, quindi Ibi lavora bene», confermano i tecnici. Ma tardano i soldi di governo e Provincia. Come a Terzigno, crocevia dell´emergenza. Il nuovo sindaco, Antonio Auricchio, ha giurato che vieterà l´apertura della seconda discarica, aspetta che sia colma la "Sari". Per la "Vitiello" c´è il suo patto d´onore con gli elettori. «Berlusconi mi deve un favore, e deve farmelo ora». Fu Auricchio a cedergli gratis il simbolo "Popolo della libertà". Difficile reperire un´altra discarica in zone diverse, Terzigno avanza 2,6 milioni di euro, 5 Chiaiano, 8-9 gli Styr di Tufino e Giugliano. Si rifà Caivano con Acerra. Con altre forniture, il debito supera i 20. Fallisce il concetto di perimetro provinciale. Napoli con 3 milioni (3 mila tonnellate al giorno, 1400 nella sola città) ha l´8 per cento della Campania e il 65 della produzione rifiuti. Chiedono già a Caldoro di rivedere il sistema. Oggi consiglio provinciale straordinario. Ma l´estate è già qui.

lunedì 5 aprile 2010

Fattori ambientali inquinanti provocano un aumento dell'83% di malformazioni neonatali nei cittadini campani












Salute. Ricerca ‘made in Italy’ trova l’origine dell’endometriosi. Una malattia che in Italia colpisce tre milioni di donne. Malformazioni neonatali: La percentuale di malformazioni, ogni cento nascite, di bambini concepiti in Campania è di 3,6% Più bassa invece la percentuale di malformazioni nelle altre basi navali all’estero: 2,35%.

Individuata nel feto l’origine dell’endometriosi. Sono state trovate, infatti, cellule di endometrio al di fuori dell’utero di feti femminili già alla 16esima settimana di vita intrauterina, in una percentuale compatibile a quella riscontrata nella popolazione femminile adulta (10-15%). La scoperta, tutta italiana, è stata fatta da Pietro Giulio Signorile, Presidente della Fondazione Italiana Endometriosi Onlus in collaborazione con i ricercatori dell’Università Federico II e della II Università ambedue di Napoli, dell’Università di Trieste e del Cnr di Napoli. L’endometriosi è una malattia che, in Italia, colpisce tre milioni di donne, 14 milioni in Europa e 150 milioni in tutto il mondo, soprattutto donne giovani tra i 12 e i 45 anni, e che ha costi sociali ed economici rilevanti per i sintomi a cui la patologia si accompagna: rapporti sessuali dolorosi, infertilità, dolore pelvico, mestruazioni dolorose e stanchezza fisica. I primi sintomi si manifestano con l’arrivo delle mestruazioni, quando nell’ organismo femminile cominciano ad attivarsi i fattori di crescita, tra cui gli estrogeni. Dello studio si è parlato questa mattina nel corso di un convegno, “High Tech in Endometriosi ed Infertilità” promosso dalla Fondazione e patrocinato, tra gli altri, dal Presidente della Repubblica. “Sulla endometriosi – spiega ad Apcom Signorile a margine del convegno – sono state postulate molte teorie andate avanti per centinaia di anni, da quando la malattia è stata scoperta per la prima volta nel 1690. Noi ci siamo focalizzati su una di queste teorie, quella embrio-genetica per dimostrarne la veridicità: abbiamo esaminato all’Università di Napoli 36 feti femminili (forniti dall’Università di Trieste) e nell’11% di essi abbiamo trovato cellule di endometrio ectopico, cioè al di fuori della sede naturale che è l’utero. La presenza di tessuto endometriale fuori dall’utero, dà una validazione della teoria embrio-genetica”.

“Dopo 319 – continua Signorile – abbiamo, per la prima volta nel mondo, dimostrato scientificamente l’origine della malattia che passa da cronica a congenita e cioè presente nel soggetto femminile sin dall’età fetale, una condizione che deriva da un minimo disturbo dell’organogenesi dell’apparato genitale del feto e che fa sì, che queste cellule, invece, di stare nella loro sede naturale, si trovino fuori di essa”. Studi su modello animale, ha detto poi Signorile, addebitano la malattia ad una famiglia di geni che presiedono ad un normale sviluppo dell’apparato genitale. “Molto probabilmente – sottolinea – alterazioni di uno o più di questi geni potrebbero essere dovute a fattori ambientali che alterano la loro espressione, come inquinanti o estrogeni, abbiamo riscontrato che esponendo topi a sostanze come bisfenoli provocano malformazioni dell’apparato genitale e forme di endometriosi nei loro discendenti.
Per ora, secondo indagini da noi effettuate, non possiamo parlare di cause familiari, ma su questo siamo ancora nel campo delle ipotesi, ci vorranno verifiche per confermare l’origine genica della malattia. Attualmente siamo impegnati a ricercare il meccanismo che determina il difetto nel feto “. Per il futuro gli sforzi sono tutti orientati per verificare i meccanismi che sono alla base di questo disturbo e, una volta individuati, allora si apriranno tutte le prospettive nella prevenzione, diagnosi e terapia per l’endometriosi.

Gli studi dell'istituto superiore della sanità, ancorchè in ritardo fortissimo, confermano un aumento sino all' 83% delle malformazioni neonatali nei cittadini campani residenti in prossimità di discariche sia autorizzate che abusive.
le malformazioni riguardano sopratutto due sistemi:
*Apparato Urogenitale
*Sistema Nervoso Centrale
Cioè i due sistemi più stimolati alla crecita nel periodo di vita intrauterino e neonatale.
Come Medico cattolico, devo sottilineare che tutte le informazioni, comprese quelle provenienti dalla marina militare USA ( vedi articolo), sono ormai concorde a conformare non solo la prevalente origine da disastro ambientale e di uno statisticamente significato aumento di danni alla salute.
Spesso vengo criticato per usare toni eccesivi, ma si possono toni diplomatici quando ti accorgi di questo immane disastro ambientale?
Di questo Genocidio Intrauterino?
Neanche Hitler è arrivato a tanto
Vigliacco è assasino chi tace e quindi accosente!
Non esiste posto di primario o direttore che possa giustificare Mai il colpevole silenzio su un Genocidio addiritura prenatale.

Antonio Marfella
Tossicologo Oncologo
ISDE NAPOLI (Medici per l'Ambiente)
Difensore Civico Assise di Palazzo Marigliano

domenica 4 aprile 2010

Il "trucco" dell''inceneritore di Acerra



Uno dei principali argomenti ripetutamente proposti dai fautori degli inceneritori, è costituito dall'assunto che il ciclo integrato, pur se virtuoso, non può prescindere a valle da un impianto terminale di incenerimento, dal momento che sarebbe di fatto impossibile riciclare tutto.
Tali tecnologie sono obsolete ormai in tutta l'Europa, che si è data indirizzi di legge precisi volti a rispettare il protocollo di Kyoto e quindi ad eliminare qualunque tipo di impianto più o meno inquinante come gli inceneritori, che in ogni caso aumentano anziché diminuire la produzione di CO2, oltre che cancerogene diossine e pericolosissime nanoparticelle.
Tenedo presente che la portata media annua degli inceneritori/termovalorizzatori necessari (200.000 tonnellate/anno) si chiede invece : di quanti ne avremmo bisogno in Campania?
Proviamo allora a dargli una risposta matematica sulla base della conosciuta produzione di rifiuti giornaliera in Campania, che è di 6500 tonnellate al giorno.
Togliendo il minimo del 40% di raccolta differenziata ed il 30% di umido destinato al compostaggio ne consegue che, in una regione Campania con un minimo di corretto ciclo integrato di rifiuti, ne dovrebbero essere smaltiti ( con inceneritori o Trattamento meccanico biologico BMT) circa 1500 tonnellate al giorno per una valore di circa 500.000 tonnellate all'anno.
La risposta matematica quindi all'interrogativo è che correttamente in Campania dovrebbe funzionare da solo e al massimo a due terzi della sua capacità solo l'inceneritore di Acerra !
L'inceneritore di Acerra è infatti costruito per smaltire oltre 2000 tonnellate al giorno per circa 750.000 tonnellate all'anno!
Perchè in Campania invece gli inceneritori ancora da costruire, anziché da smantellare, sembrano l'unica ed indispensabile "soluzione finale", di triste reminiscenza nazista anche come proposta verbale? Dove è il trucco?
In un autentico gioco da "zecchinetta", degno degli operatori assunti dai politici per la raccolta differenziata porta a porta ma che non debbono lavorare, come testimoniato dal Commissario Catenacci.
A "zecchinetta" per vincere tutto il denaro del banco occorre entrare in possesso della carta più alta.
A "NapoLeonia" (dal "Profeta" Italo Calvino) vince tutto e "sbanca" il banco, incassando gli infiniti miliardi pubblici, non chi fa l'impianto migliore, destinato come in tutta Europa alla "soluzione finale" dei soli materiali post-consumo impossibili da riciclare bruciando un contenuto proporzionato al bisogno dopo avere sottratto il materiale riciclato, ma chi lo fa più grande, al preciso scopo di bruciare tutto il contenuto indifferenziato, e quindi tossico, dei nostri sacchetti !
La Campania intera produce circa 6500 tonnellate di rifiuti al giorno che per un anno significa circa 2.250.000 tonnellate.
A pensare male, diceva Andreotti, si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca.
Se facciamo quindi tre mega-inceneritori della portata di quello in via di ultimazione ad Acerra (circa 750.000 tonnellate/anno) fanno giusto 2.250.000 tonnellate all'anno. Il gioco sembrerebbe fatto!
E senza perdite di tempo e di risorse nel recupero e riciclo, evitando di fare lavorare gli "amici" assunti per giocare a zecchinetta (quella vera.....), lasciando le discariche senza controllo ai soli rifiuti tossici del Nord, e incassando un mare di denaro pubblico proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati : cioè tutti!
E' un pensiero cattivo senza fondamento ?
E allora perché in Italia tutti gli inceneritori già in funzione hanno una portata media di circa 90.000 tonnellate/anno, quindi circa otto volte più piccoli di quello proposto ad Acerra, con la sola esclusione dell'inceneritore di Brescia che deve poi inviare migliaia di tonnellate di ceneri tossiche in Germania comunque ?
E perché in Europa la portata media annua di tutti gli inceneritori censiti al 2002 è pari a circa 150.000 tonnellate/anno , cioè circa 5 volte meno di Acerra?
Perché i citatissimi inceneritori di Vienna sommati tutti e tre (compreso quello ancora in costruzione) non fanno tutti insieme la portata del solo inceneritore di Acerra?
Perché gli inceneritori tedeschi, dove non vogliono più bruciare le nostre false ecoballe, piene di rifiuti umidi tal quale, non superano le 240.000 tonnellate/anno, cioè in ogni caso non più di un terzo di quello di Acerra?
Non è vero, a mio parere, che ci sia mai stata significativa opposizione popolare alla apertura dell'inceneritore "a griglia" di Acerra, progettato quindi per bruciare non certo materiale CDR (Combustibile per rifiuti), ma tutti i rifiuti tal quale.
L'impianto non funziona ancora per i problemi tecnici che si sono venuti a creare per la scellerata decisione di volere a tutti i costi uno degli inceneritori più grandi di Europa in un luogo sbagliato (già colpito a disastro ambientale da rifiuti tossici ), in un tempo sbagliato (tecnologie del tutto superate nel mondo), per bruciare i rifiuti sbagliati (false "ecoballe" di rifiuti tal quale)!
A Modena,l'Ordine dei Medici ha presentato un esposto alla Magistratura penale per contestare l'ampliamento della portata annua del piccolo inceneritore di Coriano (Forlì) da 60.000 a circa 72.000 tonnellata/anno, avendo dimostrato, con studi epidemiologici promossi dalla Comunità Europea, che tali impianti risultano provocare uno statisticamente significativo aumento di varie patologie, e soprattutto di tumori, nei residenti entro un raggio di circa 5 km dall'impianto.
Ad Acerra, se partisse in quella terra già devastata dal cancro e dalle malformazioni congenite provocate dai rifiuti tossici della Camorra e delle Industrie del Nord, il ciclopico impianto da 750.000 tonnellate/anno di incenerimento di pseudo-"ecoballe" di tal quale, cosa dovrebbe fare l'Ordine dei Medici di Napoli?
Chiedere la riapertura del Processo di Norimberga?

Antonio Marfella
Tossicologo Oncologo
ISDE NAPOLI (Medici per l'Ambiente)
Difensore Civico Assise di Palazzo Marigliano

mercoledì 31 marzo 2010

Effetti sulla salute umana degli impianti di incenerimento di rifiuti



Effetti sulla salute umana degli impianti di incenerimento di rifiuti
Gli studi hanno evidenziato inequivocabilmente che NON SI PUO’ INCENERIRE SENZA UCCIDERE con il tempo vite umane, soprattutto tra i bambini.
Nelle popolazioni esposte alle emissioni di inquinanti provenienti da inceneritori sono stati segnalati numerosi effetti nocivi sulla salute con danni sia di tipo tumorale che non.
Fra questi ultimi si possono annoverare:
1) incremento dei nati femmine e parti gemellari
2) incremento di malformazioni congenite
3) ipofunzione tiroidea
4) diabete
5) ischemie
6) problemi comportamentali
7) patologie polmonari croniche
8) bronchiti
9) allergie
10)disturbi nell’infanzia.

Ancor più numerose e statisticamente significative sono le evidenze per quanto riguarda il cancro con una segnalazione di aumento di incidenza di:

* laringe
* stomaco
* colon-retto
* vescica
* rene
* cancro al fegato; con un aumento d'incidenza stimato dal +6.8% al +9.7%
* mammella; con un aumento d'incidenza stimato dal +4.8% al +6.9%,

* cancro al polmone; il rischio risulta correlato all’esposizione a metalli pesanti ed al particolato ultrafine: per quest’ultimo si calcola che per ogni incremento di 10 microgrammi/m3 si abbia un incremento del 14% di mortalità per cancro al polmone . Per quanto attiene il Rischio Relativo di mortalità per neoplasie polmonari in persone residenti in prossimità di impianti o in personale addetto, esso è risultato variabile da 2 a 6.7.

* linfomi non Hodgkin; (LNH), con un tasso di eccesso di mortalità in media dell’8%

* neoplasie infantili; in prossimità di impianti di incenerimento si segnalano un aumento di mortalità per neoplasie infantili con Rischio Relativo variabile da 2 a 2,2. Questi tumori sono correlati all'esposizione a cancerogeni atmosferici quali quelli provenienti da combustioni industriali, Composti Organici Volatili (VOCs), composti esausti del petrolio e da agenti quali 1-3 butadiene, diossine e benzopirene. Il rischio è risultato statisticamente significativo per i bambini con indirizzo alla nascita entro 1 km dagli inceneritori.

* sarcomi; vengono ritenuti patologie “sentinella” per l'inquinamento prodotto da impianti di incenerimento, sono strettamente correlati all’esposizione a diossine. Si riscontra un aumento di rischio di incidenza di sarcomi del +44% . Di grandissimo interesse risulta il recente studio sui sarcomi svolto in provincia di Venezia che ha dimostrato un rischio di sviluppare la malattia 3.3 volte più alto fra i soggetti con più lungo periodo e più alto livello di esposizione ed ha evidenziato come il massimo rischio sia correlato, in ordine decrescente, alle emissioni provenienti rispettivamente da rifiuti urbani, ospedalieri ed industriali.

Susanna Ambivero

articolo tratto dal blog susannaambivero.blogspot.com

Emiliano Fittapaldi presenta il suo libro Cosi ci Uccidono


Forse siete convinti di scegliere sempre il meglio, e al supermercato passate ore a selezionare prodotti "di qualità". Ma nel cibo che mangiate, nell'acqua che bevete, nell'aria che respirate e nei cosmetici che vi spalmate sul corpo i veleni sono in agguato. Tra gli avvelenatori non ci sono solo camorristi, mafiosi e criminali risaputi. La categoria comprende anche personaggi insospettabili. Politici ufficialmente impegnati nella tutela dell'ambiente ma che, tra beni di famiglia, possiedono aziende accusate di minare la salute dei dipendenti. Industriali milionari che confezionano i prodotti di marche famose con materiali scadenti e nocivi, vere e proprie bombe a orologeria per i consumatori. Sindaci e assessori che di fronte ad analisi inquietanti sulle sostanze tossiche contenute nell'acqua comunale preferiscono tacere "per non allarmare inutilmente la popolazione". Responsabili delle bonifiche di aree gravemente contaminate, nel cuore dei nostri centri urbani, che lavorano solo per gonfiare il proprio portafogli, incuranti di chi in quelle zone vive o andrà a vivere. Sembra incredibile, ma succede di rado che queste storie clamorose trovino spazio nelle cronache di stampa e televisione.